SESSIONE SULLA CULTURA DIGITALE ED INFORMATICA contribuisci anche tu!

11.10.2024

Keynote speech a cura di Carlo Addabbo  Presidente di FD:

DIVIDE ED IMPERA: Il paradigma informatico per la soluzione di problemi computazionali e l'approccio al mondo digitale 

FD intende promuovere la cultura digitale in tutti i suoi aspetti perché la tecnologia è sempre più il volano di crescita e di sviluppo dei territori, delle organizzazioni e delle persone, nella consapevolezza però dei rischi e dei benefici connessi con le svariate applicazioni.

Questa sessione accoglie e raccoglie i contributi tecnico-scientifici e le riflessioni sulle dinamiche e sulle tendenze culturali ed evolutive del mondo digitale che impattano sulla società, non tanto per fare una mera elencazione delle tecnologie utilizzabili ma con il fine di approfondire l'epistemologia e i fondamenti da cui nasce la tecnologia digitale. Il processo della digitalizzazione sarà affrontato attraverso l'analisi dei principali fondamenti scientifici, dei fenomeni culturali, sociali, economici e politici, così da individuare i possibili cambiamenti nel modo in cui le persone pensano, agiscono e si relazionano tra loro per effetto dei cambiamenti favoriti proprio dal mondo digitale.

Per comprendere l'origine e soprattutto l'importanza della cultura digitale nel mondo di oggi, preferisco partire dal concetto di "cultura informatica" da cui, in massima parte, essa deriva. Non si potrebbe parlare di digitale se non esistesse l'informatica. L'informatica è la linfa del digitale. Il digitale, oltre che per la componentistica elettronica, esiste grazie ai processi di computazione automatica resi possibili a loro volta dalla ricerca e dalla realizzazione di due paradigmi che fanno parte della metodologia e del lessico informatico:

  • L'algoritmica ed il software;
  • l'hardware e la tecnologia di calcolo.

Per quanto corretti e riconoscibili questi paradigmi, se non sono inquadrati nella dimensione scientifica e culturale, rischiano di non far afferrare per intero i fondamenti delle evoluzioni conseguite e la portata delle innovazioni limitandone l'importanza agli aspetti prettamente tecnici e correlati solo all'uso diffuso dei dispositivi digitali: naturalmente, non c'è da meravigliarsi di questo, perché quando parliamo di digitale pensiamo soprattutto alla tecnologia strumentale e ad una serie di dispositivi che usiamo quotidianamente o che i media ci mostrano come potenziamento delle capacità umane alla portata di tutti. In effetti, la tecnologia usata quotidianamente dalle persone e che pervade molti aspetti della vita professionale e personale fa "toccare con mano il digitale", finanche spesso nella sua dimensione immateriale. Questo è tanto più vero, quanto maggiore è la facilità d'uso e quanto più sono resi comprensibili molti termini tecnici degli strumenti utilizzati, sebbene spesso però non si è consapevoli della loro origine, dei reali meccanismi di funzionamento, degli impatti personali, della portata sociale ed etica: In effetti, sembra che la tecnologia sia usabile senza la necessità di una conoscenza almeno basilare dei suoi fondamenti. L'usabilità è importante ed è un obiettivo ricercato dagli ambienti accademici ed industriali perché essa rende accettabile socialmente la tecnologia e questa ultima fornisce notevoli vantaggi a chi la usa contribuendo a sviluppare l'innovazione. I principi di usabilità hanno risvolti spesso mercatistici, ma hanno tuttavia basi culturali e scientifiche oggetto di ricerca e studio, sperimentazione ed applicazione soprattutto negli ambiti della psicologia cognitiva, della scienza della comunicazione, dell'informatica e dell'ingegneria.

La realizzazione concreta dei principi di usabilità è importante: attraverso essi le persone dotate di un livello medio di istruzione, di intelligenza e di praticità possono usare con facilità secondo i propri scopi computer, lavatrici, macchine fotografiche digitali, applicazioni software, automobili, ecc. senza rendersi conto il più delle volte delle procedure e delle logiche intrinseche. L'altra faccia della medaglia della estrema "liberalizzazione" dell'uso dei dispositivi digitali è il rischio di perdere la consapevolezza e la capacità critica, tanto da non saper gestire situazioni d'uso al di fuori dell'ordinario. Un esempio estremo di questa circostanza si potrebbe manifestare nell'usare l'Intelligenza Artificiale Generativa, il cui uso spropositato potrebbe far nascere problematiche di natura etica, giuridica e tecnica.

Per comprendere come la tecnologia digitale possa davvero essere un supporto per l'uomo ed elevare le sue capacità nel mondo sempre più complesso in cui vive, è necessario non limitarsi a saperla usare superficialmente, ma è auspicabile indagarne i presupposti culturali, quali elementi fondamentali per orientarne lo sviluppo con una consapevolezza priva di giudizi opposti, ora di facile entusiasmo ora di ingiustificate paure o condanne. Tale approccio dovrebbe essere adottato soprattutto da quelle categorie di persone che, per il ruolo professionale, pubblico o decisorio, hanno la responsabilità delle scelte e degli orientamenti dello sviluppo digitale, ad esempio nell'ambito dei servizi pubblici o dei mercati elettronici: Un esempio della necessità di un approccio di questo tipo oggi si ha nella pubblica amministrazione, che sta attraversando un processo di transizione al digitale. Tale processo è tanto più consapevole ed efficace quanto è maggiore l'approfondimento delle varie dimensioni pratiche e culturali delle applicazioni digitali ai servizi pubblici per i quali è necessario adottare un nuovo modello di governance. Le capacità di governance sono fondamentali tanto nel settore privato quanto in quello pubblico, dove in particolare esiste l'obbligo dell'istituzione di una figura professionale dedicata e culturalmente preparata, denominata Responsabile della Transizione al Digitale (RTD).

Ogni riferimento attorno alle tecnologie digitali non può prescindere da una base culturale che indaghi principi, metodi scientifici, sperimentazioni, storia dell'evoluzione tecnologica e delle intuizioni o degli studi da cui si è partiti. Con tale bagaglio di consapevolezza, si è in grado di concepire più correttamente gli ulteriori sviluppi, di capire i rischi di taluni usi impropri, di usare in maniera equilibrata i dispositivi disponibili e con un necessario distacco emotivo, di incrementare le competenze per sé e per la comunità in cui si vive. Nelle rinnovate capacità legate allo sviluppo digitale entrano a pieno titolo tutte le misure per "umanizzare" l'uso dei dispositivi, l'etica e l'educazione ad esercitare il diritto di essere cittadino digitale.

In pratica, la visione del digitale centrata solo sulla "tecnologia usabile" potrebbe far pensare alle persone di avere la piena padronanza degli strumenti che usa o, peggio, di essere diventate "deus ex machina", senza rendersi conto di non esercitare un vero controllo, poiché potenzialmente manipolabili dalle mode del momento e dagli algoritmi che non conoscono o che non comprendono che, invece, orientano tacitamente le loro scelte o il loro modus operandi nel mondo digitale.

E' indubbio che la facilità d'uso e l'usabilità sono obiettivi importanti dello sviluppo tecnologico, soprattutto perché facilitano l'applicazione dell' innovazione tecnologica secondo i paradigmi dell'utilità per tutti e dell'accettazione sociale, ma sarebbe necessario rapportare la potenza e la potenzialità tecnologica ai modelli concettuali da cui il digitale deriva, se non altro perché in questo modo si metterebbero al centro di ogni evoluzione la capacità del pensiero e le competenze dell'uomo.

Questo tema si ribalta sulle competenze digitali (o informatiche) per stabilire se sia necessario approfondire solo l'utilità tecnica con tutti gli aspetti pratici legati al saper maneggiare i dispositivi digitali, o se fosse necessario, oltre a ciò, generare nelle persone una consapevolezza maggiore sugli aspetti concettuali (non di meno su quelli storici) che sono alla base delle funzioni digitali che si utilizzano oggi. La questione non è banale in quanto, con lo scopo di rendere utilizzabile sempre maggiore tecnologia ad una sempre maggiore platea di utenti, tra gli obiettivi della ricerca e sperimentazione ci sono anche quelli di rendere "autonome" le persone, nel senso di dare loro la possibilità di "programmare" varie tipologie di dispositivi per renderli più personalizzati e conformi alle proprie necessità singolari, senza dovere diventare necessariamente professionisti del settore. Questo tema fa emergere ancora di più la necessità di incrementare la consapevolezza dei fondamenti culturali del digitale. Infatti, oggi, per tutti è necessario che lo sviluppo tecnologico sia accompagnato da una maggiore responsabilizzazione commisurata con l'uso diffuso dei dispositivi digitali. In altri termini, è necessario acquisire una cultura digitale che non sia mera espressione tecnicistica ma anche dell'evoluzione dei passi culturali e teorici fondamentali sui quali il processo si è sviluppato e sui modelli ingegneristici che ne sono alla base.

Il cambio di passo per non essere sopraffatti da una tecnologia "invadente" (secondo la concezione di molti) sarebbe quello di svincolare la tecnologia digitale dall'essere considerata solo mero strumento, un click con i quale fare ogni cosa e raggiugere chiunque. Per raggiungere questo scopo bisognerebbe incrementare la cultura digitale. Come è stato già detto, la cultura digitale si fonda su quella dell'informatica.

La cultura informatica si riferisce alla conoscenza e alla consapevolezza delle informazioni e delle tecnologie informatiche. Questo termine comprende una serie di competenze e conoscenze legate all'uso dei computer, dei software, delle reti e di altre tecnologie informatiche ed include la consapevolezza delle questioni etiche, legali e sociali legate all'uso delle tecnologie informatiche. Inoltre, la cultura informatica può includere la capacità di risolvere problemi tecnologici, di utilizzare in modo efficace strumenti informatici e di essere consapevoli delle ultime tendenze e sviluppi nel campo dell'informatica. Avere una cultura informatica significa assumere le competenze di problem solving utilizzando il digitale ed essere capaci di maturare un senso critico su di esso.

L'informatica va intesa soprattutto come scienza. Come una scienza che offre una lettura

nuova della realtà, e non solo di quella virtuale, irriducibile a quella di altre discipline. Vanno

quindi individuati e afferrati i suoi fondamenti, i suoi modelli, le sue tecniche per affrontare i problemi, le modalità operative proprie per riflettere criticamente sulle sue potenzialità e sui limiti. Questo dovrebbe essere supportato da una analisi dei fenomeni culturali, sociali, economici e politici, così da individuare i possibili cambiamenti nel modo in cui le persone pensano, agiscono e si relazionano tra loro nel mondo di oggi connesso digitalmente.

Riproduzione vietata©

***************************************************************************

Approfondisci il punto di vista sulla cultura informatica leggendo l'interessante script, tratto dal web, del Prof. Furio Honsell (matematico-informatico-Rettore Università di Udine 2001-2008):

Se ti interessa il tema della "Cultura Digitale e Informatica" e vuoi contribuire ad alimentare la conversazione e la conoscenza a beneficio di tutti, puoi contattarci per inviarci i tuoi script e riflessioni per la sottomissione alla redazione tecnica scientifica di Frammenti Digitali al fine della loro pubblicazione in questa sessione.